da admin | Ago 16, 2019 | Libri
Incubi e poesia – Edgar Allan Poe
Incubi e poesia è una selezione in cui abbiamo voluto raccogliere alcuni tra gli scritti più significativi di Edgar Allan Poe.
Troppe volte in questa collana è stato citato l’autore de “il Corvo” e “Berenice”, per resistere alla tentazione di dedicargli una serata e un volumetto. Così come troppe sarebbero le parole da spendere per celebrare la sua arte irripetibile.
I raffinati disegni di Adriana Sotero completano la stampa aggiungendo un’ulteriore suggestione di sogno e di mistero.
Incubi e poesia – Il precursore maledetto
“Con lui ha inizio la letteratura americana, nasce il racconto d’orrore, il genere poliziesco, il romanzo di mare”.
Non c’è alcun dubbio che Edgar Allan Poe sia stato un precursore, un uomo destinato a proiettare la sua arte al di là del suo tempo. Ma si commetterebbe un errore a confondere questa tragica figura d’artista con altri visionari, scrittori e profeti di un futuro raccontato in anticipo. Nessuno più di lui ha mai provato così tanta appassionata nostalgia per un passato remoto, classico, ideale, mitologico.
“I suoi saggi hanno la poesia metafisica di Platone.” “Il più alto punto d’incontro tra matematica e poesia”.
L’esistenza di questo genio della letteratura è diventata il cliché dell’artista maledetto. Figlio di attori girovaghi, alcolizzato, povero, acclamato e disprezzato dalla società, Poe ha trascorso la vita a sfidare il pensiero comune, ad esaltare il dolore che conduce al sublime, alla bellezza estrema, all’amore ineguagliabile che si materializza al confine con la morte.
Incubi e poesia – Un fallimento sublime
Dal suo lavoro di pubblicista avrebbe potuto ottenere onore e ricchezza, come poeta poteva competere con Blake e Coleridge. Tuttavia, con sistematica determinazione, fu capace di demolire una notorietà che l’avrebbe certamente innalzato ai vertici della società del suo tempo. Invece riuscì perfino a farsi cacciare dalla Casa Bianca per essersi presentato ubriaco fradicio a un ricevimento.
Nell’America di metà Ottocento, che proprio in quegli anni stava facendo del successo una religione sociale, si votò al fallimento con coraggio epico. In un mondo pervaso da una morale puritana e borghese, dedicò la sua vita alla macabra contemplazione degli abissi più oscuri della psiche umana. Eppure è proprio grazie a questo scrittore, e a pochi altri come lui, che abbiamo la certezza che esiste davvero un’ideale da ricercare, della cui purezza – sopratutto oggi – possiamo solo immaginare i contorni confusi e lontanissimi.
Si arriva dunque all’unica possibile conclusione che, per abbracciare un’ispirazione così irripetibile e alta, Poe abbia impegnato ogni suo sforzo nel perseguire il tortuoso, tragico, appassionato, naufragio della sua carriera di uomo.
Incubi e poesia – Il prototipo dell’ispirazione
Con altrettanta certezza si può affermare che ogni scrittore venuto dopo di lui si sia abbeverato alla sua fonte come un viaggiatore smarrito nel deserto di un’arte troppo spesso scontata e a buon mercato.
L’autore di “Metzgerstein” ha ispirato tutti, pittori, cineasti, scrittori, poeti.
Anche i più distratti sanno che Dupin è stato il prototipo dell’investigatore, così come Gordon Pym è il marinaio perduto per eccellenza, che le avventure aerostatiche di Hans Pfaall hanno preceduto quelle raccontate da Verne e che tutti i personaggi da incubo e gli amori funesti che ancora popolano la letteratura, il teatro e il cinema, sono solo il riflesso delle creature descritte nei suoi racconti.
Edgar Allan Poe – L’omaggio e i disegni di Adriana Sotero
Nella presentazione di questo piccolo omaggio cartaceo destinato agli spettatori del “Libro d’Ingresso”, devo limitarmi a qualche breve commento e a poche essenziali informazioni. Né potrei mai pretendere di redigere un commento critico su un simile gigante della letteratura.
Inserire in questo volumetto una raccolta sistematica dei suoi racconti sarebbe stato impossibile. Così mi sono limitato a sceglierne solo alcuni tra i più famosi dando spazio ad altri meno conosciuti. Come le parabole “Ombra e silenzio” e come la poesia, pure quella, poco nota al grande pubblico. Mi è sembrato doveroso includere la novella “Non giocarti mai la testa col diavolo”, da cui Federico Fellini ha tratto il suo “Toby Dammit”, uno degli episodi presenti del film “Tre passi nel delirio” – a mio avviso un capolavoro – interpretato da uno straordinario Terence Stamp e ambientato nella Roma degli anni sessanta, sulla sceneggiatura di Bernardino Zapponi, anche lui scrittore e narratore di storie surreali. I virgolettati presenti in questa piccola prefazione sono suoi e sono tratti da “Arcana” pubblicato dalla casa editrice Sugar nel ’69.
Il portfolio con i raffinati disegni di Adriana Sotero aggiunge un’ulteriore suggestione alla dimensione di sogno e di mistero in cui stiamo per addentrarci.
Luis Gabriel Santiago
da admin | Ago 16, 2019 | Libri
Storie metafisiche – Luis Gabriel Santiago
Come nella migliore tradizione delle storie di fantasmi, le vicende e i protagonisti narrati in queste pagine, a volte con ironia altre volte con incantato stupore, varcano i confini del mondo reale per avventurarsi nella dimensione dell’insondabile.
Storie metafisiche – Omaggio ai maestri del sovrannaturale
Nel dizionario alla parola “metafisica” si legge: “parte della filosofia che, procedendo al di là dell’esperienza, vuole pervenire alla spiegazione dei principi essenziali della realtà”.
Nell’intendimento comune resta il suono di una parola che evoca dimensioni sovrannaturali ed entità invisibili. Argomenti su cui la letteratura, soprattutto un certo tipo di narrativa fantastica, poggia le proprie fondamenta.
È impossibile addentrarsi in un genere così vasto senza rivolgere un pensiero a quei maestri che l’hanno caratterizzato con capolavori indimenticabili.
La passione per queste storie che mi sono state tanto familiari negli anni della giovinezza, e che tuttora frequento con estremo piacere nonostante il mio granitico materialismo, mi ha invogliato a scrivere alcuni racconti con cui, a modo mio, ho voluto rendere omaggio agli autori che ho amato di più.
Storie metafisiche – I racconti
Nel racconto “Sadhuk” ho voluto ispirarmi, se non alla trama, quantomeno all’atmosfera infernale di “Vathek”, romanzo di William Beckford, scrittore inglese, nobiluomo eccentrico, viaggiatore instancabile. Beckford fu anche il costruttore di una mostruosa abbazia crollata varie volte sotto il peso di una follia verticale e visionaria.
Sempre nello stesso racconto cito Abdul Alhazared, personaggio di Howard Phillips Lovecraft, l’immaginario e famigerato autore del Necronomicon, il più famoso pseudobiblium della letteratura.
Altri riferimenti al maestro di Providence compaiono ne “La scomparsa del Reverendo Fenimore” che infatti si svolge nel trasfigurato New England in cui sono ambientati i miti di Cthulhu e in cui un uomo di chiesa scopre un varco dimensionale in un pollaio.
Storie metafisiche – Ironia surreale e nostalgia stupefatta
Nonostante le atmosfere cupe dei racconti che hanno come protagonisti i messaggeri dell’aldilà, non ho saputo resistere alla tentazione di rilasciare una buona dose di ironia nel racconto “164” e ne “Il traghettatore”.
Restando in tema di humour surreale, le due storie “L’usurpatore” e “La regola dell’assurdo” strizzano l’occhio alle pagine di alcuni scrittori sudamericani come Julio Cortàzar e Rodolfo Wilcock, mentre, per la fusione tra fantastico e quotidiano, i racconti “Padre e figlio” e “Le piogge” potrei idealmente dedicarli a Dino Buzzati.
In “Muoio venerdì” un lettore accorto troverà qualche somiglianza con le fattezze della Morte così come appare in alcune descrizioni di Pedro de Alarcòn. Ma, si sa, nel folklore romanzesco, i vari aspetti della Nera Signora diventano patrimonio comune.
Con “Simbiosi” ho voluto tratteggiare un habitat delicato e introspettivo in cui sopravvivono, seppure molto diluite, le nostalgie di certi interni narrati da Ray Bradbury, Giovanni Papini o anche Hector Hugh Munro, altrimenti conosciuto come Saki.
Storie metafisiche – Edgar Allan Poe
So bene che non è possibile saldare il debito nei confronti di questa letteratura in due pagine di presentazione. Ma sarebbe difficile concludere senza rivolgere almeno un pensiero al signor Edgar Allan Poe.
Nessun altro come lui ha mai saputo raccontare la meraviglia, lo smarrimento e l’orrore che accolgono chiunque varchi la soglia dell’imperscrutabile.
Luis Gabriel Santiago
da admin | Ago 10, 2019 | Libri
Cronache di vita della scuola – Maria Antonietta d’Angerio
Antonietta d’Angerio, che ha dedicato tutta la vita alla scuola, confessa in queste cronache quanto si possa imparare esercitando il mestiere di educatore. Alla sua memoria è dedicato questo volumetto che si spalanca sul mondo incantato e sincero dei bambini. Si tratta di pagine così vive e toccanti da farci dimenticare che i fatti narrati in questa Cronaca, siano ormai lontani nel tempo.
Cronache di vita della scuola – I bambini di Faicchio
Faicchio è un piccolo paese rurale del Sannio, dove mia madre ha incontrato in gioventù il mondo dei bambini. Ed è anche, per avventura, un luogo del mio immaginario infantile. Questo per i racconti che ne faceva spesso, pieni di magia, di divertimento e di malinconico affetto.
I bambini che troverete in questo libro, e che hanno avuto destini diversi, più o meno felici, mi hanno accompagnato per molto tempo, come creature appartenenti ad un mondo perduto ed affascinante. Così come gli animali, i barbagianni dal viso umano (addirittura con gli occhiali), i lupi ed il serpente cervone, rettile dai notevoli poteri. Molto simile al “regolo”, un altro serpente capace di stregare gli uomini, di cui parlano certe antiche leggende umbre, che mia madre ha amato moltissimo.
Cronache di vita della scuola – Cronache ritrovate
Ebbene, tutti costoro li ho ritrovati, per caso e tanti anni dopo, in alcune pagine dattiloscritte (forse con la sua Olivetti Valentina, rossa), venute fuori da una scatola di vecchie carte di famiglia. Potrebbe sembrare un ritrovamento ai limiti del romanzesco, o addirittura del romanzato, se non fosse che questo strano ripescaggio, letterario, da Scala d’Oro, è senz’altro in linea con il suo carattere. Con il carattere di mia madre, intendo. Le sarebbe senz’altro andato a genio.
Lei non ha mai fatto cenno a questo scritto, forse perché in fondo preferiva raccontare. Mi viene da pensare che lei sia stata, per me, l’ultima rappresentante della cultura orale, la stessa cultura che aveva trovato, già molto indebolita, a Faicchio nella seconda metà degli anni cinquanta. Una perdita, in scala minore, simile a quella poi realmente subita dalla cultura popolare di questo nostro paese, travolta in anni recenti dalla modernità.
Cronache di vita della scuola – Le favole dei bambini
Ma le favole, cioè i racconti, sembrano invece aver retto meglio l’urto – sono abituate a sconquassi del genere fin dalla notte dei tempi – ed hanno salvato, dentro di sé, il salvabile.
E l’idea che siano proprio i bambini a crearle, a metterle al mondo, come ipotizza mia madre in questo libro, è deliziosa. D’altronde, non sono loro, i bambini, gli autentici, o meglio gli unici, depositari dell’antico pensiero magico?
Più dei vecchi – che mia madre non amava molto – non sono in fondo i bambini i veri guardiani del mondo ancestrale? Della nostra umanità?
Forse è anche per questo che Maria Antonietta ne aveva grande rispetto, e che ha deciso di onorare con il libro che avete tra le mani.
Victor Maticora
da admin | Ago 10, 2019 | Libri
Rosa cenere – Anna Leonardi
Anna Leonardi, attrice, regista e interprete preziosa del Libro d’Ingresso, stavolta diventa autrice. In Rosa cenere racconta le vicende di un piccolo esercito di donne evocate dalla memoria o dalla fantasia. Con realismo incantato, i disegni di Anna Dell’Agata materializzano i volti delle protagoniste.
Rosa cenere – Il tragico quotidiano
I racconti, come confida l’autrice, sono stati scritti tra un impegno domestico e l’altro, in rari ritagli di tempo strappati ai vari doveri femminili. A conferma della singolare disposizione delle donne a dare il meglio di sé nei tempi rubati, più che nella lunga, avara concentrazione generalmente necessaria all’esercizio della creatività maschile.
Sono brandelli di storie di donne giovani e vecchie che raccontano piccoli inferni privati. Non raccontano, perlopiù, grandi drammi o inaudite crudeltà, ma traumi minimi. Sottili ferite che trovano nella inconsapevolezza con la quale sono inferte e nella acuta consapevolezza con la quale sono subite la loro dimensione tragica. Un tragico quotidiano, ambientato in interni anonimi, simili a quelli dove si consuma l’esistenza di milioni di persone.
Un tragico a cui le protagoniste di queste storie tentano ostinatamente di sfuggire, mettendo in atto innumerevoli strategie di sopravvivenza, legate alla loro capacità di farsi piacere la vita, di immaginarla migliore di quel che è, di inventarsela ogni giorno per sé e per gli altri attingendo speranza dall’attitudine a osservare, ad assaporare, a provare emozioni.
Rosa cenere – La solitudine di tutte le donne
In questo si somigliano tutte, aldilà delle loro differenze di età, di condizione e di cultura. Sicché, alla fine, dopo aver letto le storie di Clelia, Gianna, Ambra, Lorenza, Grazia, Clara, Emma, Mara, Vera, Elvira, Elena, Giulia, Edda, si ha l’impressione di aver avvicinato un’unica donna che esprima, in una lunga, spezzata confessione, la pena e la solitudine di tutte le donne, deluse nel loro sogno di riconciliazione con la vita.
Sospesi tra stupore, amarezza, ironia, i racconti di Rosa cenere sono un devoto, accorato omaggio all’amore mortificato. Qualunque tipo di amore. Una cronaca di strenua, accanita resistenza al non amore, nel timore di esserne investiti e sommersi.
Claudio Pallottini
da admin | Ago 9, 2019 | Libri
Giorni più corti – Luis Gabriel Santiago
La visione del declino di un’epoca, di un periodo storico o addirittura dell’intera umanità è stata trattata in molti modi.
Queste storie si presentano come i capitoli di un romanzo che racconta lo scorrere di un tramonto lunghissimo e che probabilmente è già cominciato.
Giorni più corti – Il mondo nuovo
Che la fantascienza ipotizzi da sempre scenari sociali alterati e racconti le calamità di un futuro di là da venire, è cosa risaputa. Una sensazione nuova, che da qualche tempo caratterizza il presente, è invece quella di essere già entrati in questo mondo nuovo e di riuscire ad osservare in tempo reale quei cambiamenti che una volta venivano descritti dalla fantasia dei romanzieri di genere.
L’espressione “non c’è più la mezza stagione”, vecchio tormentone, ha lasciato il posto alla consapevolezza che le stagioni, nel senso proprio del termine, siano ormai soltanto una convenzione da calendario.
L’alterazione del pianeta per mano dell’uomo è un dato di fatto, i cambiamenti irreversibili sono già sotto i nostri occhi, non occorre elencarli. Si sente il timore fondato che l’uomo, il suo pensiero, la sua organizzazione sociale, perfino la padronanza tecnologica e industriale, siano impotenti nel contrastare gli effetti negativi di un comportamento collettivo folle e dissennato.
Giorni più corti – Un lungo tramonto
Il titolo di questa raccolta di racconti deriva da una personale impressione di brevità dei giorni presenti schiacciati tra passato e futuro. Certamente questa impressione è legata al ricordo dei giorni di un’infanzia perduta che parevano non avere mai termine. Giorni in cui il sole ritardava pietosamente il sopraggiungere del buio, dell’inquietudine, delle paure.
Si tratta senza dubbio di considerazioni di un uomo avanti con gli anni e incline alle ugge senili. Di sicuro il mondo non finirà domani. Eppure questo mondo avrà, pure lui, le sue stagioni e i suoi giorni e, purtroppo, da un po’ di tempo e un po’ dappertutto, si avvertono i segni di un grande tramonto.
Luis Gabriel Santiago
da admin | Ago 9, 2019 | Libri
La rana bollita – Victor Maticora
Undici racconti scaturiti dai fatti comuni, dalla normalità della vita e dagli incontri quotidiani. La narrazione di Victor Maticora ancora una volta mette in relazione la letteratura con il destino degli uomini.
La rana bollita – Crepe sui muri
“Un sobrio e stimato avvocato, un giorno comincia a scrivere racconti celandosi dietro lo pseudonimo di …”
Potrebbe essere questo l’inizio di un racconto di Victor Maticora che appunto è lo pseudonimo di un uomo che nella vita reale è un serio professionista, marito e padre di famiglia. E forse il seguito della storia ci fornirebbe altri dettagli sulla sua vera identità, se questo fosse lo scopo della narrazione. Ma, addentrandoci nella trama, scopriamo che il vero fine del racconto è un altro. Paul Valery afferma che si potrebbe parlare della letteratura senza mai citare un solo scrittore, mentre Byron sostiene che ogni poema è solo una parte di un unico, grande, infinito, poema.
Se leggendo i racconti di questa raccolta si ha la sensazione di passeggiare per le stanze di una dimora irreale ma familiare, probabilmente hanno ragione loro. Queste storie, con grande rigore stilistico e meccanica precisione, disegnano un universo attraversato da incrinature inquietanti e crepe su muri fittizi. Mi fanno pensare a una mano che abbia raccolto la penna di Buzzati per riprendere a narrare dal punto in cui era stato interrotto. E, riflettendo su quanto detto prima, non sarebbe una cosa così strana, dopotutto. Potrebbe essere invece più strano l’opposto.
E’ sorprendente, per esempio, il fatto che due scrittori come Buzzati e Borges non abbiano mai fatto menzione l’uno dell’altro pur avendo concepito trame incredibilmente simili ed essendo addirittura vissuti nello stesso tempo.
Per giustificare questo paradosso si deve ancora una volta inquadrare la letteratura come un fluire unico di parole e pensieri, ricorrente, e perfino indipendente dall’identità dell’autore.
La rana bollita – L’assurdo dell’esistenza
Nel racconto che dà il nome a questa raccolta, “La rana Bollita”, Maticora parla della vita come di un fenomeno destinato a una crudele ripetizione, l’immersione in una pentola che abbiamo l’illusione di sopportare soltanto perché ci cadiamo dentro quando l’acqua è ancora fredda.
Ivo Scarponi al violoncello al Libro d’Ingresso
E’ la rappresentazione più calzante di quello che si diceva prima, della circolarità di ogni storia e narrazione, della stupefacente relazione con l’assurdo dell’esistenza. Un’esistenza che dietro uno scenario di normalità tenta di nascondere dettagli allarmanti, particolari sgradevoli, una vita ordinaria e straordinaria nello stesso tempo.
Per alludere a una (troppo spesso millantata) esperienza nelle cose del mondo, molti uomini paragonano la loro vita a un romanzo. Io sono portato a credere che si tratti invece di una raccolta di racconti, a volte buffi, altre volte a sfondo tragico, ma inesorabilmente scritti dalla stessa mano. Il lavoro incessante di una specie di novelliere universale che si diverte a ripetere infinite versioni delle stesse trame. Personaggi imparentati tra loro, sosia angoscianti e ostinati, noi tutti insomma: dando per scontato che “noi tutti” sia il nome di un unico protagonista immortale.
Sarebbe dunque interessante, ammesso che ciò sia possibile, poter disporre di un medium per evocare il mondo già scritto dell’aldilà e confrontare quell’esistenza che riteniamo irripetibile e rara con quelle di coloro che ci hanno preceduti, e scoprire quanto i sogni, le speranze, le colpe e le pene, siano gli stessi da sempre. E allora, ci si potrebbe chiedere, “dov’è la novità? dov’è lo stupore?”, per accorgersi infine che il vero stupore è nell’evocazione.
Luis Gabriel Santiago
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