Incubi e poesia – Edgar Allan Poe
Incubi e poesia è una selezione in cui abbiamo voluto raccogliere alcuni tra gli scritti più significativi di Edgar Allan Poe.
Troppe volte in questa collana è stato citato l’autore de “il Corvo” e “Berenice”, per resistere alla tentazione di dedicargli una serata e un volumetto. Così come troppe sarebbero le parole da spendere per celebrare la sua arte irripetibile.
I raffinati disegni di Adriana Sotero completano la stampa aggiungendo un’ulteriore suggestione di sogno e di mistero.
Incubi e poesia – Il precursore maledetto
“Con lui ha inizio la letteratura americana, nasce il racconto d’orrore, il genere poliziesco, il romanzo di mare”.
Non c’è alcun dubbio che Edgar Allan Poe sia stato un precursore, un uomo destinato a proiettare la sua arte al di là del suo tempo. Ma si commetterebbe un errore a confondere questa tragica figura d’artista con altri visionari, scrittori e profeti di un futuro raccontato in anticipo. Nessuno più di lui ha mai provato così tanta appassionata nostalgia per un passato remoto, classico, ideale, mitologico.
“I suoi saggi hanno la poesia metafisica di Platone.” “Il più alto punto d’incontro tra matematica e poesia”.
L’esistenza di questo genio della letteratura è diventata il cliché dell’artista maledetto. Figlio di attori girovaghi, alcolizzato, povero, acclamato e disprezzato dalla società, Poe ha trascorso la vita a sfidare il pensiero comune, ad esaltare il dolore che conduce al sublime, alla bellezza estrema, all’amore ineguagliabile che si materializza al confine con la morte.
Incubi e poesia – Un fallimento sublime
Dal suo lavoro di pubblicista avrebbe potuto ottenere onore e ricchezza, come poeta poteva competere con Blake e Coleridge. Tuttavia, con sistematica determinazione, fu capace di demolire una notorietà che l’avrebbe certamente innalzato ai vertici della società del suo tempo. Invece riuscì perfino a farsi cacciare dalla Casa Bianca per essersi presentato ubriaco fradicio a un ricevimento.
Nell’America di metà Ottocento, che proprio in quegli anni stava facendo del successo una religione sociale, si votò al fallimento con coraggio epico. In un mondo pervaso da una morale puritana e borghese, dedicò la sua vita alla macabra contemplazione degli abissi più oscuri della psiche umana. Eppure è proprio grazie a questo scrittore, e a pochi altri come lui, che abbiamo la certezza che esiste davvero un’ideale da ricercare, della cui purezza – sopratutto oggi – possiamo solo immaginare i contorni confusi e lontanissimi.
Si arriva dunque all’unica possibile conclusione che, per abbracciare un’ispirazione così irripetibile e alta, Poe abbia impegnato ogni suo sforzo nel perseguire il tortuoso, tragico, appassionato, naufragio della sua carriera di uomo.
Incubi e poesia – Il prototipo dell’ispirazione
Con altrettanta certezza si può affermare che ogni scrittore venuto dopo di lui si sia abbeverato alla sua fonte come un viaggiatore smarrito nel deserto di un’arte troppo spesso scontata e a buon mercato.
L’autore di “Metzgerstein” ha ispirato tutti, pittori, cineasti, scrittori, poeti.
Anche i più distratti sanno che Dupin è stato il prototipo dell’investigatore, così come Gordon Pym è il marinaio perduto per eccellenza, che le avventure aerostatiche di Hans Pfaall hanno preceduto quelle raccontate da Verne e che tutti i personaggi da incubo e gli amori funesti che ancora popolano la letteratura, il teatro e il cinema, sono solo il riflesso delle creature descritte nei suoi racconti.
Edgar Allan Poe – L’omaggio e i disegni di Adriana Sotero
Nella presentazione di questo piccolo omaggio cartaceo destinato agli spettatori del “Libro d’Ingresso”, devo limitarmi a qualche breve commento e a poche essenziali informazioni. Né potrei mai pretendere di redigere un commento critico su un simile gigante della letteratura.
Inserire in questo volumetto una raccolta sistematica dei suoi racconti sarebbe stato impossibile. Così mi sono limitato a sceglierne solo alcuni tra i più famosi dando spazio ad altri meno conosciuti. Come le parabole “Ombra e silenzio” e come la poesia, pure quella, poco nota al grande pubblico. Mi è sembrato doveroso includere la novella “Non giocarti mai la testa col diavolo”, da cui Federico Fellini ha tratto il suo “Toby Dammit”, uno degli episodi presenti del film “Tre passi nel delirio” – a mio avviso un capolavoro – interpretato da uno straordinario Terence Stamp e ambientato nella Roma degli anni sessanta, sulla sceneggiatura di Bernardino Zapponi, anche lui scrittore e narratore di storie surreali. I virgolettati presenti in questa piccola prefazione sono suoi e sono tratti da “Arcana” pubblicato dalla casa editrice Sugar nel ’69.
Il portfolio con i raffinati disegni di Adriana Sotero aggiunge un’ulteriore suggestione alla dimensione di sogno e di mistero in cui stiamo per addentrarci.
Commenti recenti