La rana bollita – Victor Maticora
Undici racconti scaturiti dai fatti comuni, dalla normalità della vita e dagli incontri quotidiani. La narrazione di Victor Maticora ancora una volta mette in relazione la letteratura con il destino degli uomini.
La rana bollita – Crepe sui muri
“Un sobrio e stimato avvocato, un giorno comincia a scrivere racconti celandosi dietro lo pseudonimo di …”
Potrebbe essere questo l’inizio di un racconto di Victor Maticora che appunto è lo pseudonimo di un uomo che nella vita reale è un serio professionista, marito e padre di famiglia. E forse il seguito della storia ci fornirebbe altri dettagli sulla sua vera identità, se questo fosse lo scopo della narrazione. Ma, addentrandoci nella trama, scopriamo che il vero fine del racconto è un altro. Paul Valery afferma che si potrebbe parlare della letteratura senza mai citare un solo scrittore, mentre Byron sostiene che ogni poema è solo una parte di un unico, grande, infinito, poema.
Se leggendo i racconti di questa raccolta si ha la sensazione di passeggiare per le stanze di una dimora irreale ma familiare, probabilmente hanno ragione loro. Queste storie, con grande rigore stilistico e meccanica precisione, disegnano un universo attraversato da incrinature inquietanti e crepe su muri fittizi. Mi fanno pensare a una mano che abbia raccolto la penna di Buzzati per riprendere a narrare dal punto in cui era stato interrotto. E, riflettendo su quanto detto prima, non sarebbe una cosa così strana, dopotutto. Potrebbe essere invece più strano l’opposto.
E’ sorprendente, per esempio, il fatto che due scrittori come Buzzati e Borges non abbiano mai fatto menzione l’uno dell’altro pur avendo concepito trame incredibilmente simili ed essendo addirittura vissuti nello stesso tempo.
Per giustificare questo paradosso si deve ancora una volta inquadrare la letteratura come un fluire unico di parole e pensieri, ricorrente, e perfino indipendente dall’identità dell’autore.
La rana bollita – L’assurdo dell’esistenza
Nel racconto che dà il nome a questa raccolta, “La rana Bollita”, Maticora parla della vita come di un fenomeno destinato a una crudele ripetizione, l’immersione in una pentola che abbiamo l’illusione di sopportare soltanto perché ci cadiamo dentro quando l’acqua è ancora fredda.
E’ la rappresentazione più calzante di quello che si diceva prima, della circolarità di ogni storia e narrazione, della stupefacente relazione con l’assurdo dell’esistenza. Un’esistenza che dietro uno scenario di normalità tenta di nascondere dettagli allarmanti, particolari sgradevoli, una vita ordinaria e straordinaria nello stesso tempo.
Per alludere a una (troppo spesso millantata) esperienza nelle cose del mondo, molti uomini paragonano la loro vita a un romanzo. Io sono portato a credere che si tratti invece di una raccolta di racconti, a volte buffi, altre volte a sfondo tragico, ma inesorabilmente scritti dalla stessa mano. Il lavoro incessante di una specie di novelliere universale che si diverte a ripetere infinite versioni delle stesse trame. Personaggi imparentati tra loro, sosia angoscianti e ostinati, noi tutti insomma: dando per scontato che “noi tutti” sia il nome di un unico protagonista immortale.
Sarebbe dunque interessante, ammesso che ciò sia possibile, poter disporre di un medium per evocare il mondo già scritto dell’aldilà e confrontare quell’esistenza che riteniamo irripetibile e rara con quelle di coloro che ci hanno preceduti, e scoprire quanto i sogni, le speranze, le colpe e le pene, siano gli stessi da sempre. E allora, ci si potrebbe chiedere, “dov’è la novità? dov’è lo stupore?”, per accorgersi infine che il vero stupore è nell’evocazione.
Commenti recenti